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GRANDES VACANCES (RENE’ MARAN, 1921)

C’est un bon soir de fin d’été

ou’ les fenetres sont ouvertes

Un grillon s’applique à chanter

L’hymne des tenèbres inertes

Cependant revant de “bachots”

Qui hantent déjà leur pensée,

Les infortunés pays-chauds,

Qui n’est pas quitté le lycée,

Bercés d’ou’ on ne sait quel espoir,

S’endorment dans l’ombre anxieuse

Du noir silence du dortoir

Ou’ ne veille que la veilleuse.

(René Maran, Martinique)

SOLIDARIETA’ AI CONNAZIONALI DI GRAND BASSAM E DELLA COSTA D’AVORIO

A’ tutti i miei connazionali, compagni ed amici ed amiche della Costa d’Avorio esprimo tutta la mia vicinanza e solidarietà per la violenza esercitata dgli assassini islamici che profanano il nome di dio e dell’uomo. E’ il terzo episodio di inciviltà e bestialità nei confronti degli africani e dell’Africa in questi mesi ad opera di sedicenti islamici. Poveracci che si nascondono dietro il nome di una divinità per abbruttire i volti umani in questi paesi. Dopo Bamako, Ougadougou è toccato a Gran Bassam che dista circa 40 minuti da  Abidjan. E’ viltà ed inciviltà grottesca uccidere nel nome della religione, nel nome della loro religione. Non commento. A tutte le vittime, di ogni età, luogo e religione di quest’attentato dedico questo poema del maestro Bernard Dadié della Costa d’Avorio scritto nel 1954 a Parigi:

Notre adieu

Un triste adieu

des larmes

 et des sangots

des colonnes de voitures et des amis éplorés

Mais un cantique

Une prière 

Portez-moi

comme l’on irait à la fete

En concert.

Faisons ce bout de chemin

Ensemble,

dans les rires,

comme si nous allins

ceuillir des fleurs,

des fruits

Portez-moi

comme l’on iraità la fete,

En concert.

Un cantique,

Une prière

Et que les fleurs de l’Amour

Sur ma tombe,

A’ chacun parlent de Rythme

Jamais,

Un triste adieu

Mais un cantique,

Une prière

des rires

comme si nous allions

cueillir des fleurs, des fruits

Et que les fleurs de l’Amour

Sur ma tombe

A tous chantent la Vie

 (Bernard Dadié, 1954)

IL NOSTRO COMUNE GRIDO: 8 GIORNI PER 8 MARZO!

Domani 8 marzo 2016  non è un giorno qualsiasi. E’ il giorno dell’Esistenza, della nostra esistenza che è femmina di nome e di fatto e che abbiamo eredita fin da quando abbiamo intrapreso il lungo cammino di senso. In quel cammino abbiamo avuto come protettrice, educatrice, sentinella calorosa e severa la DONNA. Una Donna che può chiamarsi con  vari nomi o che può  provenire da diverse vie geografiche o da diversi angoli religiosi o culturali, ma è sempre DONNA. Di nome, di sensibilità, di tenacia e di tenerezza. E’ Donna. Nera, bianca, meticcia, gialla, rossa, alta, magra, cicciota…. non importa. E’ semplicemente e dolcemente Donna come la nostra umile e sublime e nobile esistenza fatta sia da piccole che da grandi cose. E’ DONNA la nostra Esistenza e chi la tocca, la violenta, la massacra, la insulta, la denigra, la umilia, la frustra, la flagella, la uccide, uccide se stesso e la sua promessa di futuro che sorge come il sole di prima mattina nel grembo e nel cuore della mamma.

un posto per te 4Ogni Donna ci riporta alla memoria le nostre origini da cui attingiamo il beneficio del futuro e la promessa di un mondo semplice e luminoso come il volto femminile che ci è stato generosamente consegnato dalla Madre. Siamo presenti nello specchio di ogni Donna che narra il sentiero della nostra vita. E dunque in questo giorno dedicato in tutto il mondo alla Donna e alle sue mille sofferenze spesso inflittele dal marito, amante, compagno, genitore, noi dovremmo semplicemente fermarci e riflettere sul senso e il significato della nostra esistenza che è Donna. In Africa Nera, la Donna, mamma o sorella o amica di famiglia che porta sulla schiena il bimbo, gli insegna due strade della felicità: Il saluto e il ringraziamento. Cosa ci rimane se manca la DONNA nella nostra Esistenza? Noi saremo mancati. Per sempre.

Buon 8 marzo! Jean-Pierre Sourou Piessou

L’importanza della mediazione linguistico culturale nel combattere il fanatismo

Molti anni fa scrissi diversi articoli concernenti l’argomento della mediazione linguistica e soprattutto interculturale sottolineando il fatto stesso che questa materia apparentemente semplice riveste un importanza fondamentale per un vivere civile  e dignitoso tra le persone provenienti da diverse aree geografiche culturali e religiose. Misi in particolare l’accento su due concetti fondamentali: La prima sul valore della Convivenza, meglio della coabitazione che dia a ciascuna persona il suo  giusto respiro culturale e sociale. Cioè la comprensione della sua cosiddetta identità.Ossia una dimensione di spazio vitale fatto di ascolto, di attenzione e di accompagnamento all’ouverture verso la molteplice pluralità delle identità. Ossia che nessuno debba mai sentirsi soffocato, oppresso, compresso, ma libero e vitale in ogni senso. Solo in questo modo è probabile aspettarsi dei contributi neccessari da ciascuno.

Il secondo accento nelle mie riflessioni lo posi sulla necessità di nuna forte e rigorosa preparazione dei mediatori e mediatrici che non debbano solo limitarsi a raccontare le storie e le geografie dei paesi di origine delle persone per le quali la loro presenza viene richiesta. Ma che il mediatore deve essere e sentirsi innanzittutto un cittadino della società, cioè essere in abbraccio con i valori, gli ideali, le regole fondanti della società. In questo caso della società italiana ed europea. Purché la Mediazione Interculturale è un azione didattica e didascalica di cittadinanza responsabile, è bene che che intraprende questo percorso come mediatore sia ben consapevole che non è un atto di improvvisazione né di invenzione del momento né uno scherzo, ma piuttosto un percorso che richiede un serio studio una approndita conoscenza di una nazione nelle sue storie e costituzioni, una ricerca e una ponderosa formazione continua su tutti i temi di attualità. In breve il mediatore deve prepararsi, formarsi, studiare continuamente per impadronirsi dei saperi dai piu’ complessi come le costituzioni, le normative, i decreti e le circolari in materia civile e penale, che quelli piu’ semplici che condiscono lo stare insieme delle persone. Della Mediazione come Azione di Cittadinanza civile ne ho fatto un argomento di un anno di docenza ai miei studenti di Verona e della Provincia Autonoma di Trento. E’ passato un po’ di tempo.

Ma alla luce dei drammatici eventi del momento a partire dagli attentati di Paris del 7 e 9 gennaio alla libertà di espressione con l’uccisione a Charlie Hebdo e Iper kasher  e di ieri 14 febbraio a Copenaghen ad opera di giovani immigrati della seconda generazione, rimango fermamente coinvinto della necessità e dell’urgenza di riprendere seriamente, senza tentennamenti e senza inerzia la grande questione della MEDIAZIONE LINGUISTICO-INTERCULTURALE  non solo per comprendere le dinamiche e le geografie e storie delle seconde generazioni, quanto come uno strumento per sciogliere dei nodi, dei problemi che in fin dei conti sono dei conflitti sommersi. Conflitti di tipo identitario piuttosto combattuti ma non sciolti e che a lungo andare si trasformano in frustrazioni portando questi giovani, figli di immigrati nati in Europa a cercare soluzioni ai loro problemi altrove diventando perfino degli addetti al terrore purtroppo. Mi meraviglio molto del fatto che i media, i governanti e i politici non si pongano questi interrogativi. Non ci si chiede come mai questi giovani si fanno facilmente reclutare dai fantomatici “salvatori” dello stato islamico. Perché proprio questi giovani che purtroppo si isolano nelle periferie delle aree metropolitane si entusiasmano degli appelli di questi killers? Già, sono dei giovani nati in Europa, figli di immigrati che vivono ai margini, cioè nelle zone periferiche (spesso sprovviste del necessario indispensabile per un istruzione scolatica adeguata e per un educazione ai valori ed ideali sanciti dalle costituzioni europee come centri studi, biblioteche, sale lettura, sala laboratori artistici e culturali, sale ricreative ecc.. Le domande sarebbero infinite riguardo queste tragedie del nostro tempo. Ma quello che io ho potuto cogliere tenendo conto delle mie lunghe esperienze come mediatore e docente di tecniche di mediazione di conflitto e di comunicazione nelle scuole, nei sindacati dei lavoratori e presso centri di accoglienza rifugiati e nelle Istituzioni si limita a questa semplice considerazione: TANT VAUT LA CULTURE, TANT VAUT LA NATION. In questo senso la cultura a cui devono necessariamente accedere in modo sostanzioso i ragazzi della seconda e terza generazione non è quella nozionistica, ma quella basata sulla conoscenza delle regole fondamentali della convivenza civile, ossia principi, gli ideali che hanno fondato costituzionalmente la società europea e continuano a dare il senso di cittadinanza ad ogni membro di questa comunità. L’appello alla repressione e alle armi contro gli sciagurati terroristi servono, ma non bastano. Occorre inescare un meccanismo nuovo. Insegnare, educare le persone e i giovani in particolare alla Memoria delle nazioni europee dove ci si viene a trovare o a nascere, ma che sia la memoria fatta di geografie e storie culturali, ma degli Archè, principi, ideali conquistati a cari prezzi (Vedi la Rivoluzione Francese, le costituzioni postbelliche, il maggio’ 68). In questa maniera si passano a questi ragazzi sottraendoli agli abbracci crimonogeni e mortali dell’is e dei terroristi dell’Is e del boko haram, il gusto, la passione e la fierezza di appartenere ad un paese europeo (con i suoi alti, bassi e contraddizioni) di cui sono cittadini alla stregua di tutti gli altri. Naturalmente bisogna che questi valori della Libertà di espressione, di pensiero, di stampa, della fratellanza universale e della uguaglianza (Liberté, Egalità e Fraternité) e i personaggicome Voltaire, Didérot ecc… grazie ai quali l’affermazione di tali valori siano stati consolidati nei secoli facciano parte del bagaglio culturale personale del mediatore interculturale/mediatrici perché ne possa parlare (possibilmente in tante lingue se si è poliglotta) con forte convinzione e autorevolezza necessaria, bisogna che essi siano altresi’ alla base dell’agire dei governanti e dei dirigenti di questi paesi (anche nel mondo della scuola e delle università). Se per un motivo o l’altro si continua a tagliare delle risorse al mondo della cultura, della formazione, dell’educazione e a ridurre il ruolo della mediazione linguistico interculturale a qualcosa di superfluo ed inutile si continuerà ad avere giovani che non si sentono nessuno e dunque autorizzati alla ricerca delle loro identità altrove, poi diventare quelli che sono agli di tutti oggi, cioè criminali formati per distruggere e disintegrare le sorti delle nazioni che prima gli ha anche riconosciuto il diritto alla cittadinanza. Che beffa!

Per inciso le mie molteplici esperienze in questi anni in campo della Mediazione mi hanno insegnato molte cose a riguardo. Proprio per questo mi sono messo davanti al computer per formulare queste due righe. Il tempo urgente. Faccio un appello alle Istituzioni e ai centri formativi e scolastici perché ritornino a richiamare la Mediazione come formazione didattica ad una presa di coscienza civile e vigile dei ragazzi dei valori cardini dell’intera società europea in cui vivono e nelle quali possono maturare le loro personalità ed acquisire cpacità e competenze da spendersi durante l’esistenza da uomini/donne e da cittadini senza dover abbracciare le armi con le ombre del terrore. Qui va di mezzo la dignità di un singolo cittadino e l’orgoglio di una nazione che debba saper effondere questa cultura della consapevolezza dei suoi valori costituitivi fondata sul rispetto e sulla Libertà e sulla laicità come spazio che tutela e garantisce ogni abitante del suo territorio. Abdicare a questo significa per una nazione, rinnegare alla propria essenza.

Molti anni fa scrissi diversi articoli concernenti l’argomento della mediazione linguistica e soprattutto interculturale sottolineando il fatto stesso che questa materia apparentemente semplice riveste un importanza fondamentale per un vivere civile  e dignitoso tra le persone provenienti da diverse aree geografiche culturali e religiose. Misi in particolare l’accento su due concetti fondamentali: La prima sul valore della Convivenza, meglio della coabitazione che dia a ciascuna persona il suo  giusto respiro culturale e sociale. Cioè la comprensione della sua cosiddetta identità.Ossia una dimensione di spazio vitale fatto di ascolto, di attenzione e di accompagnamento all’ouverture verso la molteplice pluralità delle identità. Ossia che nessuno debba mai sentirsi soffocato, oppresso, compresso, ma libero e vitale in ogni senso. Solo in questo modo è probabile aspettarsi dei contributi neccessari da ciascuno.

Il secondo accento nelle mie riflessioni lo posi sulla necessità di nuna forte e rigorosa preparazione dei mediatori e mediatrici che non debbano solo limitarsi a raccontare le storie e le geografie dei paesi di origine delle persone per le quali la loro presenza viene richiesta. Ma che il mediatore deve essere e sentirsi innanzittutto un cittadino della società, cioè essere in abbraccio con i valori, gli ideali, le regole fondanti della società. In questo caso della società italiana ed europea. Purché la Mediazione Interculturale è un azione didattica e didascalica di cittadinanza responsabile, è bene che che intraprende questo percorso come mediatore sia ben consapevole che non è un atto di improvvisazione né di invenzione del momento né uno scherzo, ma piuttosto un percorso che richiede un serio studio una approndita conoscenza di una nazione nelle sue storie e costituzioni, una ricerca e una ponderosa formazione continua su tutti i temi di attualità. In breve il mediatore deve preparsi, formarsi, studiare continuamente per impadronirsi dei saperi dai piu’ complessi come le costituzioni, le normative, i decreti e le circolari in materia civile e penale, che quelli piu’ semplici che condiscono lo stare insieme delle persone. Della Mediazione come Azione di Cittadinanza civile ne ho fatto un argomento di un anno di docenza ai miei studenti di Verona e della Provincia Autonoma di Trento. E’ passato un po’ di tempo.

Ma alla luce dei drammatici eventi del momento a partire dagli attentati di Paris del 7 e 9 gennaio alla libertà di espressione con l’uccisione a Charlie Hebdo e Iper kasher  e di ieri 14 febbraio a Copenaghen ad opera di giovani immigrati della seconda generazione, rimango fermamente coinvinto della necessità e dell’urgenza di riprendere seriamente, senza tentennamenti e senza inerzia la grande questione della MEDIAZIONE LINGUISTICO-INTERCULTURALE  non solo per comprendere le dinamiche e le geografie e storie delle seconde generazioni, quanto come uno strumento per sciogliere dei nodi, dei problemi che in fin dei conti sono dei conflitti sommersi. Conflitti di tipo identitario piuttosto combattuti ma non sciolti e che a lungo andare si trasformano in frustrazioni portando questi giovani, figli di immigrati nati in Europa a cercare soluzioni ai loro problemi altrove diventando perfino degli addetti al terrore purtroppo. Mi meraviglio molto del fatto che i media, i governanti e i politici non si pongano questi interrogativi. Non ci si chiede come mai questi giovani si fanno facilmente reclutare dai fantomatici “salvatori” dello stato islamico. Perché proprio questi giovani che purtroppo si isolano nelle periferie delle aree metropolitane si entusiasmano degli appelli di questi killers? Già, sono dei giovani nati in Europa, figli di immigrati che vivono ai margini, cioè nelle zone periferiche (spesso sprovviste del necessario indispensabile per un istruzione scolatica adeguata e per un educazione ai valori ed ideali sanciti dalle costituzioni europee come centri studi, biblioteche, sale lettura, sala laboratori artistici e culturali, sale ricreative ecc.. Le domande sarebbero infinite riguardo queste tragedie del nostro tempo. Ma quello che io ho potuto cogliere tenendo conto delle mie lunghe esperienze come mediatore e docente di tecniche di mediazione di conflitto e di comunicazione nelle scuole, nei sindacati dei lavoratori e presso centri di accoglienza rifugiati e nelle Istituzioni si limita a questa semplice considerazione: TANT VAUT LA CULTURE, TANT VAUT LA NATION. In questo senso la cultura a cui devono necessariamente accedere in modo sostanzioso i ragazzi della seconda e terza generazione non è quella nozionistica, ma quella basata sulla conoscenza delle regole fondamentali della convivenza civile, ossia principi, gli ideali che hanno fondato costituzionalmente la società europea e continuano a dare il senso di cittadinanza ad ogni membro di questa comunità. L’appello alla repressione e alle armi contro gli sciagurati terroristi servono, ma non bastano. Occorre inescare un meccanismo nuovo. Insegnare, educare le persone e i giovani in particolare alla Memoria delle nazioni europee dove ci si viene a trovare o a nascere, ma che sia la memoria fatta di geografie e storie culturali, ma degli Archè, principi, ideali conquistati a cari prezzi (Vedi la Rivoluzione Francese, le costituzioni postbelliche, il maggio’ 68). In questa maniera si passano a questi ragazzi sottraendoli agli abbracci crimonogeni e mortali dell’is e dei terroristi dell’Is e del boko haram, il gusto, la passione e la fierezza di appartenere ad un paese europeo (con i suoi alti, bassi e contraddizioni) di cui sono cittadini alla stregua di tutti gli altri.Naturalmente bisogna che questi valori della Libertà di espressione, di pensiero, di stampa, della fratellanza universale e della uguaglianza (Liberté, Egalità e Fraternité) e i personaggicome Voltaire, Didérot ecc… grazie ai quali l’affermazione di tali valori siano stati consolidati nei secoli facciano parte del bagaglio culturale personale del mediatore interculturale/mediatrici perché ne possa parlare (possibilmente in tante lingue se si è poliglotta) con forte convinzione e autorevolezza necessaria, bisogna che essi siano altresi’ alla base dell’agire dei governanti e dei dirigenti di questi paesi (anche nel mondo della scuola e delle università). Se per un motivo o l’altro si continua a tagliare delle risorse al mondo della cultura, della formazione, dell’educazione e a ridurre il ruolo della mediazione linguistico interculturale a qualcosa di superfluo ed inutile si continuerà ad avere giovani che non si sentono nessuno e dunque autorizzati alla ricerca delle loro identità altrove, poi diventare quelli che sono agli di tutti oggi, cioè criminali formati per distruggere e disintegrare le sorti delle nazioni che prima gli ha anche riconosciuto il diritto alla cittadinanza. Che beffa!

Per inciso le mie molteplici esperienze in questi anni in campo della Mediazione mi hanno insegnato molte cose a riguardo. Proprio per questo mi sono messo davanti al computer per formulare queste due righe. Il tempo urgente. Faccio un appello alle Istituzioni e ai centri formativi e scolastici perché ritornino a richiamare la Mediazione come formazione didattica ad una presa di coscienza civile e vigile dei ragazzi dei valori cardini dell’intera società europea in cui vivono e nelle quali possono maturare le loro personalità ed acquisire capacità e competenze da spendersi durante l’esistenza da uomini/donne e da cittadini senza dover abbracciare le armi con le ombre del terrore. Qui va di mezzo la dignità di un singolo cittadino e l’orgoglio di una nazione che debba saper effondere questa cultura della consapevolezza dei suoi valori costitutivi fondata sul rispetto e sulla Libertà e sulla laicità come spazio che tutela e garantisce ogni abitante del suo territorio.

Abdicare a questo significa per una nazione, rinnegare alla propria essenza.

Ma cherie Paris

Une semaine après. Une semaine après la tragédie perpétrée par les assassins terroristes islamistes qui a cherché d’enterrer ton désir de vie ouverte, gaie et joyeuse et franche comme une jeune fille, une soeur, une épouse et une mère du Monde tout entier, je t’écris ces deux mots pou.r venir au secours aux blessures que les assassins ont marqué sur ton corps et ton coeur sanglant Je t’écris  simplement pour t’affirmer notre sublime et eternel principe de lien et di vie ensemble: JE T’AIME.

Je t’aime Paris pour tout ce que tu représentes pour nous, pour moi en particulier, noir et africain. Je t’aime Paris et en t’aimant avec ce désir de tendresse et d’affection, j’aime toutes tes filles et fils qui sont tes habitants. Morts ou vivants je les aime avec douceur et  chaleur qui émane de mon coeur tropical. Une semaine après le douloureux départ des jeunes de Bataclan, de Saint-Dénis, de la Petite Camboge, de la Rue Voltaire, de les Halles, mon coeur ne fait que battre pour toi Paris et pour toute la France, notre Terre commune. La France comme une mère qui nous a offert le don de la langue, du langage en toutes ces expressions verbales et gestuelles. La France qui nous a couvert de tendresse, de chaleur en différents moments de la vie aussi bien en Europe qu’en Afrique Noire.

Et toi, Paris comment vis-tu ces temps-ci aussi douloureux, aussi envénimeux de mains assassines de tes enfants d’Outre-mer nés et crus en France, puis ensuite armés pardes  bandits fanatiques et psychopathiques de daesh et d’un certain monde musulman?

Comment pleures-tu tes morts, tes filles et fils qui ont cherché refuge en toi en venant s’habriter dans tes angles de vie, bistrots, théatre, restaurants, Universités etc….?

Paris, Ville-mère, Ville-lumière, Ville de tous les temps et de tous les peuples de la Terre, reçois mes mots d’attention et de  reconnaissance et tranforme-les en énergie de Vie et de Paix qui caractérise toujours ton humus d’acceuil et d’intégration  culturelle. Ne te décourage guère, chère Paris. Tu n’es pas seule. Depuis l’assassinat de tes fils et filles chèrs de Charlie Hebdo et  de Kosher le 7 et le 9 janvier dernier, le Monde entier a compris le sens vrai de ton existance comme ville et comme terre  d’acceuil des citoyens du monde. Chère Paris, ta culture est faite d’acceuil, d’étude, de voyage et de recherche. Déjà nos frères et soeurs africains d’antan qui ont eu la chance de t’avoir connue come Senghor, Aimé Césaire, Léon Gontran-Damas, Alioune Diop, Jacques Rabémananjara, Bernard Dadié nous parlaient de toute cette énergie quand ils nous raccontaient leur avventure à Paris. Ta vocation Paris est le cosmopolitisme et l’ouverture d’esprit que j’ai tout le temps expérimenté quand je visite Paris et mes amis Oratoriens de Saint-Eustache au Chatelet Les Halles. Le vendredi 13 novembre a été pour toi et pour nous tous qui aimons la vie, la joie, la semplicité et l’ouverture d’esprit une date néfaste et extremement obscurantiste à marquer. Mais cela ne doit absolument pas arreter la force illuministe et sentimentale qui font de toi, Paris, une Ville-Lumière, laique et spirituelle dans le sens plus vaste du terme. Car Paris, tu es laique et en meme temps sprituelle d’autant plus que tu sais te poser en écoute des sons, des vois et des gestes de tous la parents humains du Monde. Tu sais écouter, tu sais valoriser et tu sais accompagner avec humilité les pas des personnes songeuses du beau, du bien et du bon come notre jeune compatriote Valeria Solesin de la Sorbonne que les maudites mains assassines des islamistes ont brusquement effacée de la face de la Terre. Que ces assassins soient maudits à jamais et pour toujours.

Encore une fois je te dis merci Paris, pour ta bonté et ta douceur vers les cultures du monde que tu accueilles et tu nourris  depuis des siècles et qui constituent aussi ta vraie force vitale et sentimentale. Chère Paris, notre fille belle et notre amie de  coeur, je saisis l’occasion de cette missive pour te poser et nous poser cette douloureuse questione: Si tes fils illustres tels que Voltaire, Montesquieu, Emile Zola, Géorges Sand, Edith Piaf, René Caillé,  Charles Beaudelaire, Jacques Prévert, Verlaine, Victor Hugo….Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Lévi-Strauss, Jacques Brel….L. Senghor, Emanuel Mounier….François et Danielle Mittérand étaient vivants, quelle aurait été leur réaction contre les assassins islamistes (à traduire nécessairement en justice pour leur condamnation) et leurs mots de confort aux familles et aux personnes déplorées et en chagrin pour les douleurs? Je crois que la réponse à cette demande nous donne la force de continuer à vivre, à rever et à s’engager encore plus fort pour un monde Beau et Joyeux que la mémoire des morts et de blessés de janvier e de novembre 2015 nous encourage à batir. Chère je te prie de recevoir mes chaleureuses accolades et de les transmettre à toute la France, à ses habitants, aux Institutions de l’Etat et en particulier à toutes les communautés et familles éplorées. Je te rassure mon amitié et fraternité. Personne ne pourra jamais interrompre notre sentier commun.

Bon réveil et Bonjour Paris, Ville des Peuples, des Cultures, des Nations! Ville-Lumière!!

Ton ami et fils italo togolais Jean-Pierre Sourou Piessou