AfriGO



Argomenti - Tag:

ALLE GIOVANI DI ERASMUS…SCOMPARSE IN SPAGNA

In questo momento di dolore e di tristezza per la scomparsa prematura delle giovani studentesse di Erasmus nei pressi di Barcellona (Spagna) dedichiamo a queste connazionali e ai loro familiari in lutto questi due tre versi del poeta portoghese Fernando Pessoa (1888-1935):

…E’ tanto soave la fuga di questo giorno,

Lidia, che non sembra che viviamo.

Senza dubbio gli dei

ci sono grati in quest’ora….

Lucidi commensali della loro calma,

eredi un momento della loro perizia

di vivere tutta la vita

in un solo momento

Un solo momento, Lidia in cui separati

dalle terrene angustie riceviamo

olimpiche delizie

nelle nostre anime

E un solo momento ci sentiamo dèi

immortali per la calma che vestiamo

e l’altera indifferenza

alle cose passeggere…

Nel grande giorno anche i suoni son chiari

Nel riposo della vasta campagna s’attardano.

Sussurando, la brezza tace.

Vorrei, come i suoni, vivere delle cose,

ma non essere loro, conseguenza alata

in cui il reale va lungi..

GLI OGGETTI DI MARCHIO IN AFRICA NEL PERIODO COLONIALE

La colonizzazione in Africa (circa dal 1884-1960/75) è stata spesso considerata dai più  solamente come un fatto esterno che ha segnato l’Africa solo dal punto di vista politico, militare, religioso ed economico. Non lo nego. Anche questo è stata la colonizzazione europea in Africa. Ma c’è dell’altro su cui vorrei spendere due parole. E’ la colonizzazione europea in Africa che si è servita dei marchi simbolici per coinvolgere i giovani africani nella sciagurata avventura del dominio e dell’imperialismo coloniale. Anch’io facevo parte di questo gruppo di giovani, ma molti anni dopo la colonizzazione. Era quando ho iniziai a mettere piedi nelle strutture della scuola della “seconda infanzia”, cioè quando avevo 7 anni. Ero entrato nella struttura scolastica per caso. Struttura scolastica era nient’altro senno’ una serie di capanne di paglia sotto le quali venivano predisposti dei piccoli e medi sgabelli. Questi ultimi erano tutti di legno tek fabbricati da due carpentieri di Aveté e qualche modo venduti alla missione cattolica di Atakpamé per le sue prime scuole di apprendimento della lettura e della scrittura. Quando a sette anni, passando per caso accanto a questa grande capanna mi sedetti, sentii per un attimo un senso di smarriaento e di spaesamento. L’unica cosa che mi consolava in quel momento era la folta presenza dei ragazzi della mia età e dei compagni di gioco e di flirt. Dopo due giorni il maestro mi mise tra le mani una grande piuma e una bottiglietta di inchiostro. Qui iniziava la mia avventura da scolaro. Qualche mese dopo il mio maestro unico monsieur Sena una mattina arrivava in classe con una decina di piccoli oggetti colorati con dei tappi blu, in forma di siringhe, erano delle penne da scrivere. Le Bic appunto. Wooh! Finalmente giungono da noi questi misteriosi oggetti della modernità di cui tanto abbiamo sentito parlare.

I marchi coloniali che hanno accompagnato l’impegno dei colonizzatori europei in Africa sono fondamentalmente tre:  Sono le Gaulloises françaises (sigaretta francese), le british King Size  (sigaretta britannica), e infine  le Bic fabriqué en France (la penna francese). Occorre aspettare qualche anno dopo per assistere alla mega diffusione degli altri marchi come la Coca cola e la Marlboro.

Questi oggetti di marca europea facevano già parte delle valigie degli esploratori quali Livingston,  Réné Caillé, Stanley, Pierre Savorgnan de Brazza, Gustave Natchigall , cioè quelli che sono stati i primi ad avvicinarsi alla cultura e alla tradizione del mondo africano.  Les Gaulloises che rappresentano un’ idea della grandeur françaises sono state accolte con entusismo,in particolar modo dai giovani,fin dalla loro comparsa. Molti di questi giovani (dai racconti degli anziani) divennero negli anni apprendisti fumatori. E’ considerato leggermente bianco, chi possiede e fuma la sigaretta del yovo yovo, l’uomo bianco.

Dunque per quanto riguarda sia la Gaulloise che il King Size non è difficile immaginare il loro impatto sulla gioventu’ dell’Africa coloniale. Quella gioventù che considerava l’europeo l “emancipato e il civilizzato” per antonomasia. Perciò era bene accaparrarsi degli oggetti e dei simboli che hanno reso famoso e rispettabile l’uomo bianco. Di qui la corsa a questi oggetti simbolici che a dire il vero rappresentavano già alloro uno status symbol.

I nomi stessi delle due marche di sigaretta sono emblematici. Le Gaulloises dei gallici che venivano mitizzati dai colonizzatori francesi nei territori sotto il loro dominio, tanto che talvolta essi affermavano senza contraditoria che gli stessi africani sarebbero “discendenti” dei gloriosi gallici. King Size invece simboleggiava la regalità del Kingdom, Regno  d’Ingilterra e dei suoi famosi principi e come Giorgio V.

Naturalmente le Gaulloises  si trovano di più nelle colonie francesi, per esempio nelle zone AOF (Africa Occidentale francese) come  Senegal,  Mali,  Togo,  Niger  o AEF (Africa Equatoriale Francese), la Rep. Centrafricana, Gabon, Congo, il Tchad, il Congo Brazzaville che non nelle colonie britanniche come il Ghana, la Nigeria, il Kenya dove la King Size faceva la parte del leone tra le merci importate dall’esterno. Per pubblicizzare meglio questi oggetti-simboli, li si dipingeva sui muri dei villaggi e delle città. Gli stessi africani  facevano a gara per vedere chi meglio degli altri riusciva a riprodurre con colori piuttosto vivaci questi prodotti sui muri e sugli edifici (negozi-baracca) delle città e perfino dei villaggi.

 Sono stati gli stessi europei dei paesi colonizzatori a diffondere questo miraggio e questo mito storico d’Oltre Oceano. gli stessi europei che li descrivevano cosi’ per darsi un tono e un’ immagine che non avevano  e portare “cultura e civilizzazione” ai “selvaggi africani”. In quegli anni l’espressione piu usata per nominare l’africano delle colonie era “le Bon sauvage”.

I colonizzatori mitizzavano questi oggetti anche per farsi accettare dalle popolazioni africane piuttosto sospettose e suscettibili, vista la precedente esperienza della schiavitù e della tratta.

Persino il missionario cattolico francese o anglicano britannico amava  presentarsi nei villaggi e dai capivillaggi con il basco sul capo e la sigaretta in bocca. Aveva un particolare fascino.

A distanza di parecchi anni dopo l’indipendenza dei paesi africani, mi ricordo bene che i giovani dei villaggi, soprattutto coloro che studiavano manifestavano una folle simpatia nei confronti di queste sigarette di marca, Gaulloises e King Size e se le compravano con i piccoli risparmi che i genitori riuscivano a dare loro. Non erano grandi fumatori, ma piuttosto degli adoratori e simpatizzanti di questi simboli coloniali. Facevano la raccolta delle scatolette vuote, colore blu della Gaulloise e color rosso del King Size.

Un altro oggetto- simbolo della colonizzazione francese è la Bic “bastoncino con un  omino stilizzato”.

  Per gli stessi francesi della Belle Epoque la Bic risultava essere un marchio importaante in quanto favorisce la diffusione della cultura della grandeur française sia nei Dipartimenti come l’Algeria, la Réunion, les Comores e nelle colonie d’Outre-mer.  La Bic è un modello di penna da scrivere che simboleggia il valore dell’Istruzione e dell’educazione nonché della scrittura da inculcare nelle menti degli indigènes (chiamati con disprezzo col termine indigo). francese per eccellenza della cultura intesa come istruzione.

Le prime Bic erano gialle,vendute nei magazins a prezzi abbastanza accessibili a TUTTI. Favorendone cosi’ la diffusione. Poi sono arrivate quelle trasparenti. Da notare tuttavia, che rispetto alle sigarete, la Bic giunge in Africa molti decenni dopo, quando cioè le piume-birro a inchiostro cominciavano a perdere il loro fascino  presso i giovani scolari africani. Quando cioè attingere la piuma nell’inchiostro per scrivere veniva considerato segno di povertà, di miseria non di eleganza aristocratica (com’era e come sta tornando ad essere).

A distanza di cinquant’anni  questi oggetti-simboli continuano a fare parlare di sé, nel bene e nel male. Devo anche aggiungere un particolare importante:

Che a questi oggetti si sono aggiunti centinaia e migliaia per via del neocolonialismo dell’Occidente e anche dell’Oriente, in particolare modo dalla Repubblica Popolare della Cina che fà la parte del leone in questa nuova corsa alla spartizione dell’Africa e alla distruzione della sua biosfera. Per essere chiari, mi stupisce sempre di più  che sia uscita dalla agenda della Comunità Internazionale la grande questione del furto della terra, il fenomeno del the Land grabbing, che affligge l’Africa.  Un furto perpetrato dalle Multinazionali e da singoli magnati economici che vanno a comprare ettari ed ettari di terreno a basso costo impoverendo le popolazioni che per anni coltivano su questi terreni prodotti di consumo quotidiano. Questi terreni di proprietà altrui vengono trasformati in una specie di gigantesche fattorie o campi agricoli per produrre prodotti di lusso come i fiori, le rose per esempio che poi sono venduti sui mercati borghesi di Amsterdam. Guarda a caso, gli operai, specie donne che lavorano in questi campi maneggiando inconsapevolmente talvolta prodotti chimici ad alto rischio cancerogeno sono gli africani.

Mi stupisce infine che sia del tutto sparita la questione delle multinazionali petroliferi, come la Shell, la Exxon, la Total, la Fina, l’Agip che rappresentano i nuovi marchi neocolonialisti in Africa. Alla faccia della cooperazione decentrata per una lotta più incisiva contro la miseria e la povertà. Alla faccia del Millennium di lotta contro la fame, la fame, le guerre in Africa.

Se le cose stanno cosi’ a 56 anni dall’indipendenza del continente africano, potremo ritornare a porre gli stessi interrogativi del grande storico burkinabè Joseph Ki-Zerbo: “.. A quand l’Afrique?”, a quando l’Africa? Dovremmo assolutamente immaginare nuove forme di cooperazione decentrata in grado di valorizzare le risorse che rappresentano le persone che producono e i loro territori di vita e di lavoro.

Thomas Sankara, le profezie di un presidente rivoluzionario

Thomas Sankara : le profezie di un presidente rivoluzionario e l’attualita africana a 50 anni dall’ indipendenza

4 settembre 2011

Avevo quasi 19 anni quando il 15 ottobre 1987 è stato assassinato Thomas Sankara, il giovane presidente coraggioso, creativo e combattivo (Président avec trois “C” come oso chiamarlo) della “Haute Volta” che diventerà con lui stesso Burkina-Faso (paese degli uomini integri e puri). Il ricordo di quel brutto evento mi ha molto segnato. A distanza di molti anni, me lo ricordo ancora. Era un pomeriggio di quel giorno 15 ottobre quando si diffuse la eco dell’assassinio di questo nostro eroe sognatore e pragmatico del Burkina-Faso. Ero al Collègr Saint-Albert le Grand situato su una delle 7 colline della città di Atakpamé (la capitale del Togo al tempo della colonizzazione germanica) in Togo. La notizia della morte di Thomas Sankara l’abbiamo saputo per caso, perché uno dei nostri compagni di scuola, l’amico Akérébourou aveva, come in ogni pausa ricreativa del pomeriggio, aperto la sua inseparabile radiolina. Per sentire un po di musica ed avere qualche informazione dell’ultima ora. Doveva essere intorno alle 16.25 circa, quando la notizia è stata sentita. Akérébourou, quest’uomo e compagno della scuola superiore che non lascia mai trasparire né emozioni, né sentimenti, per la prima volta lo vediamo “diventare scuro in faccia”.

Thomas Sankara

Era triste, con lo sguardo abbassato, ci dice: “…Chers amis, je regrette…Thomas Sankara est mort…, il a été kidnapé..”. Subito tutti noi , in silenzio ci siamo raggruppati attorno al compagno. In pochi secondi, tutto il cortile del Collège Saint-Albert si è riempito di studenti e di professori.Ci siam guardati l’un con l’altro e sul nostro viso e sulle labbra palpitanti un solo grande interrogativo..”Pourquoi ils ont tué le président?” (perche hanno ucciso il presidente?). Domanda senza risposta allora e senza risposta anche oggi. Temo che non ci sarà mai una risposta a questa prima domanda, “perché l’hanno ucciso”? e nemmeno alla seconda, “chi l’ha ucciso”?. Le risposte a queste domande è la giustizia giusta per Thomas Sankara e alla sua memoria, fatta di sogno, di desideri, di progetti di un panafricanismo autentico fondato sulla lotta contro la povertà, sullo sdebitamento dell’Africa, sul rispetto dell’ambiente, sulla valorizzazione della gioventu’ africana, delle donne africane, sulla riappropriazione dei terreni, sul recupero della Dignità africana (perduta durante la colonizzazione), sul senso dell’appartenenza à una Madre sola ed integra, l’Africa. I sospetti su possibili assassini e complici della morte violenta, bruttale e selvaggia di Thomas Sanka ci sono. Ci sarebbero questi personaggi: Charles Taylor (ex presidente della Liberia, attualmente detenuto al tribunale dell’Aja in Olanda per crimini contro l’umanità), Félix Houphouët-Boigny (, medico, sindacalista, ex presidente della Costa d’Avorio amico fidato di molti presidenti francesi che si sono succeduti negli anni a partire dal Général De Gaulles fino a François-Mittérand, morto il 7 dicembre 1993), Blaise Compaoré ( vice di Thomas Sankara ed attuale presidente della Repubblica del Burkina-Faso dal 1987, dopo l’assassinio di Thomas), lo Stato e governi francesi e infine la Cia americana. Molte cose sono state scritte su questo fatto, il colpo di Stato a Sankara, tante manifestazioni sono state indette in Burkina-Faso, in diversi paesi africani, da diverse associazioni ed Organizzazioni, dentro e fuori dell’Africa per chiedere Giustizia e Verità per Thomas Sankara. Ma nulla di fatto è stato compiuto. Nessuna traccia concreta dell’assassinio di questo giovane presidente africano, promessa della nuova Africa, umile e dignitoso come lui stesso sottolinea e ribadisce nei suoi appassionanti discorsi.

I discorsi di Sankara sono ricchi di spunti, di ideali e sono paragonabili a quelli di un altra giovane promessa assassinata nel 1961, Patrice Emery Lumumba. Entrambi animati dagli ideali di Libertà (“finalement Afrique Libre) e della Condivisione e dall’impegno per il PANAFRICANISMO autentico e vero.

Thomas Sankara era affettuosamente chiamato “Che Guevara de l’Afrique” (Che Guevara dell’Africa”. Qualcuno lo chiamava semplicemente il “Ribelle”.

Per noi giovani studenti, piccoli sognatori di libertà, di pane quotidiano, dell’acqua potabile del villaggio, del quaderno e delle mattite o gomme o di un paio di scarpe, Sankara era ed è semplice-mente: l’Intègre, le FRERE JUSTE! (il fratello giusto). Era bello per noi sentire i suoi discorsi nelle assemblee internazionali dei Capi di Stato e dei Presidenti africani. Thomas Sankara, per la nostra generazione e non solo la nostra (ma anche dei vecchi combattenti anticoloniali, antifrancesi o antibritanici come il mio papà Jean-Marie Kokou Tossa) è la Stella Polare. Il Panafricanista autentico. Sankara è considerato allora da molti africani colui che è in grado di creare finalmente una perfetta osmosi e simbiosi tra la Cultura africana e la democrazia postcoloniale in Africa. E’ appunto il Leader integro. Pur avendo governato solo quattro anni (1983-1987) è riuscito a cambiare molte cose a partire dalla creazione del Centro Festpaco (Centro per il Cinema) a Ouagadougou in Burkina-Faso. Non si è mai rispariato nulla per fare del Burkina-Faso un paese di cultura, di educazione per una presa di coscienza netta e “tranchant” contro l’ingiustizia e la povertà.

Basta qui ricordare il suo famoso discorso sul debito pronunciato il 29 luglio 1987 ad Addis-Abeba i Etiopia, in occasione della Assemblea dell’Organizzazionr dell’Unità Africana (OUA).

Citiamo alcuni passaggi di quel memorabile discorso: “… sono i colonizzatori che indebitavano l’Africa….con i finanziatori internazionali che erano i loro fratelli e cugini”. “ il debito è ancora il neocolonialismo con i colonizzatori trasformati in assistenti tecnici, anzi dovremmo invece dire “assassini tecnici….questi finanziatori ci sono stati consigliati, raccomandai…Noi ci siamo indebitati per 50, 60 anni e piu’…Il debito nella sua forma attuale, controllata e dominata dall’imperialismo è una riconquista dell’Africa sapientemente organizzata, in modo che la sua crescita e il suo sviluppo obbediscano a delle norme che ci sono completamente estranee….il debito non è contro l’europeo, non contro un asiatco. E’ contro un Africano…”.

Una altra questione a cui Thomas Sankara si è impegnato molto dedicandovisi tempo ed energia è quella del disarmo. E’ stato uno dei pochi presidenti della “seconde vague” a capire che la corsa all’acquisto delle armi e alla militarizzazione dell’Africa in generale e di ogni singolo paese è una forma di impoverimento sociale (la sottrazione dei fondi in sostegno delle famiglie, dei giovani, delle madri e del welfare state in generale) e culturale (mancanza di fondi per l’Istruzione, l’Educazione e quindi per la formazione dei nuovi quadri di dirigenti africani). Di fatti, la sua battaglia contro le armi è stata un fatto profetico. Oggi è sotto gli occhi di tutti che la corsa alle armi è fonte di conflitti permanenti e causa delle povertà africane.

Sempre nel suo discorso ad Addis-Abeba, Sankara dichiara in presenza dei leaders africani:”..dobbiamo nella scia della risoluzione sul problema del debito, trovare una soluzione al problema delle armi….io sono militare e porto un arma, ma signor Presidente, vorrei che ci disarmassimo.

Perhé io porto l’unica arma che possiedo, altri hanno nascosto le armi che pure portano. Allora col sostegno di tutti, cari fratelli potremo fare la pace a casa nostra.

Potremmo anche usare le sue immense potenzialità per sviluppare l’Africa perché il nostro suolo e il nostro sottosuolo sono ricchi…”.

Infine, come non rimarcare il vigore intellettuale, la forza morale e la fede PANAFRICANA di Thomas Sankara, questo giovane africano, nostro ideale al liceo, nelle città e perfino nei nostri villaggi piu’ sperduti dove ogni bambino ed ogni adulto, anche della tradizionale orale ha sempre sulle labbra il nome “magico”: THOMAS. Lui stesso scrive: “Facciamo in modo che a partire da Addis-Abeba decidiamo di limitare la corsa agli armamenti tra paesi deboli e poveri…facciamo in modo che il mercato africano sia il mercato degli africani…Produrre in Africa, trasformare in Africa, consumare in Africa…il Burkina-Faso è venuto ad esporvi qui la cotonnade, prodotta in Burkina- Faso, tessuta in Burkina-Faso, cucita in Burkina-Faso per vestire i burkinabè. La mia delegazione ed io stesso siamo vestiti dai nostri tessitori, dai nostri contadini. Non c’è un solo filo che venga d’Europa o d’America. Non faccio una sfilata di moda ma vorrei semplicemente dire che dobbiamo accettare di vivere Africano. E’ il solo modo di vivere liberi e degni “(Libertà e Dignità”ideali-chiave nel pensiero di Sankara)..“la Patria o la morte vinceremo“! Nota: Alla conferenza Sankara e la sua delegazione hanno scelto di vestirsi con gli abiti tradizionali del Burkina-Faso per sottolineare il senso della loro africanità, (il panafricanismo).

In molti sostengono che questo appassionato discorso fatto pubblicamente ad Addis-Abeba dal giovane politico Thomas Sankara, tra l’altro in presenza di molti presidenti africani come Félix Houpouët-Boigny della Costa d’Avorio che si ritenevano scaltri e saggi gli è valso la “condanna alla morte”. La sua forte voce contro il debito africano e il suo non determinato al pagamento del debito dei paesi africani hanno creato un po’ di malcontento presso alcuni personaggi presidenti alla assemblea di Addis-Abeba che lo ritenevano un giovane in grado di sconvolgere il gioco di potere vigente in Africa tra loro e l’ex potenza coloniale francese. Sarà pure una coincidenza, ma sta difatto che dopo tre mesi dall’ormai famoso discorso (luglio 1987), ad ottobre Sankara à stato assassinato (15 ottobre 1987).

Sankara è stato invitato all’ONU il 4 ottobre 1984 a tenere un discorso dove pero’ avanza una richiesta per la sospensione di Israele e la sospensione del Sudafica (ancora era vigente la politica di apartheid del Sudafrica) dalle Nazioni Unite.

In realtà chi è Thomas Sankara, il capitano?

Thomas Isidore Noël Sankara nasce nel villaggio di Yako nel regno mossi nell’Alto Volta, attuale Burkina-Faso il 21 dicembre 1949. E’ il terzo di dieci figli. Nasce da padre di etnia peul e da madre mossi. Nella sua educazione matura ben presto, come tanti giovani africani come me, il “mito” della “grandeur française” e un forte senso di appartenenza alla cultura e alla spiritualità africana compresa la gerarchia dei membri della tradizione, come la figura dell’Anziano saggio. Egli respira fin da subito la questione della classificazione etnica dell’Alto Volta dalle etnie mossi (che si sentono regali) ai peuhl e ai touareg. Il padre di Thomas Noël faceva parte del gruppo dei fucilieri dell’Alto Volta nell’esercito coloniale.

Egli nasce da una famiglia cattolica che lo incoraggia subito ad entrare nelle diverse realtà di chiesa. Diventa sostenitore del pensiero marxista senza perdere di vista né la fede cristiana nè tantomeno le nobili tradizioni della cultura africana che le sono state diligentemente impartite dai genitori.

A 19 anni milita e vive intensi momenti di formazione come ufficiale nell’esercito del Madagascar tra il 1971-1972 (dove partecipa ad alcune rivolte). A proposito della sua condizione di militare dichiarerà qualche anno dopo (quando diventerà presidente della Repubblica): “un militare è un civile in uniforme, un civile è un soldato in licenza. Per noi non ci sono rivoluzionari dentro o fuori dalle caserme. I rivoluzionari sono dovunque”.

Al ritorno in Burkina-Faso dopo il periodo di formazione sia militare che musicale presso l’Accademia militare di Antsitabé in Madagascar, fonda un’orchestra musicale, essendo lui stesso un affermato chittarista. Thomas diventa popolare in tutto Ouagadougou. Fonda il Regroupement des Officiers Communistes (ROC) che è una sorta di movimento o partito politico.

Si racconta, e questo non ci stupisce piu’ di tanto che in occasione dell’indipendnza della “Haute-Volta” l’1 luglio 1960 (eletto presidente della Repubblica Maurice Yaméogo), il giovane Sankara prese l’iniziativa di alzare la bandiera voltaica al Liceo Ouezzin Coulibalydi Bobo Dioulasso (la seconda città del Burkina) dopo aver bruciato la bandiera francese. Tra l’altro, in casa sua respirava tutto il vento indipendentista che si stava soffiando nel suo paese e in tutta l’Africa in generale. Le discussioni sulle realtà coloniali erano molto accese ed erano soprattutto concentrate su alcuni punti: il sistema di assimilazione francese, la discriminazione dei neri in Francia e nelle colonie francofoni, la politica razzistica delle potenze coloniali europee (francese, belga, britanica e portoghese), l’utilizzo degli “intermediari africani” per bloccare le spinte anticolonialiste dei leaders e delle popolazioni africani.

Un altro fatto che ha permesso la maturazione intellettuale e culturale del giovane Thomas Sankara è stato “il maggio ‘68” francese. Le proteste degli studenti all’Università di Sorbonne (Paris) di cui la eco giungeva dritta alle orecchie di questo curioso quanto combattivo militare dell’esercito burkinabè.

Thomas è sempre rimasto affascinato da alcuni leaders politici africani, i suoi riferimenti politico-morali da cui prenderà spunto, idee e strumenti per il suo impegno politico. Tra questi leaders “fratelli africani” di Sankara citiamo Patrice Lumumba (Congo Democratico), Kwame N’krumah (Ghana) da cui attinse le idee per la sua battaglia politica a favore del panafricanismo contro l’assimilazione colonialista. Lo ha segnato una delle frasi celebri di Kwame N’krumah come: “l’imperialismo sopravvive solo per il nostro infantilismo e la nostra mancanza di maturità”, Ahmed Sekou Touré (Guinea-Conakry), Nelson Mandela (leader ANC “African National Congress” detenuto in carcere di massima sicurezza in Sudafrica). Di tutti questi leaders africani, Sankara si affeziono’ in particolare modo ad Amilcar Cabral (Guinea-Bissau) e alle sue riflessioni sulla colonizzazione portoghese, mentre la sua ispirazione politica fu strettamente legata a Cuba (Fidel Castro e Che Guevara) e al Ghana (J.j.Rawlings).

A proposito del Che, una settimana prima di essere ucciso, esattamente l’8 ottobre 1987, Thomas Sankara celebra la sua commemorazione a Ouagadougou in presenza di una delegazione cubana di cui faceva parte il figlio di Ernesto Che Guevara, Camillo Guevara March. (Pubblichero’ prossimamente su queste pagine il bellissimo ed appassionante discorso che fece Thomas in quella occasione).

Alcune delle date che hanno segnato la vita e l’impegno politico del giovane capitano Thomas Sankara:

A marzo 1974 : E’ l’inizio della assurda guerra tra il Burkina-Faso (allora si chiamava Haute Volta) e il Mali a cui prende parte Thomas Sankara.

1981 : Thomas è promosso capitano dell’esercito ed è trasferito dal centre national des commandos de Pô a Ouagadougou (la capitale) e a settembre dello stesso anno diventa Segretario di Stato all’informazione. Un incarico che gestisce solo per pochi mesi, perché si dimette a maggio del 1982. Nel frattempo, a novembre (1982) c’è stato il colpo di stato guidato da Jean-Baptiste Ouédraogo contro Saye Zerbo. Thomas Sankara è riabilitato dal nuovo Presidente e dallo staff della nuova presidenza tanto che il 10 gennaio 1983 è nominato il Primo Ministro A 34 anni appena compiuti. Coglie questa bellissima occasione per visitare la Libia del colonello Muhammar Gheddafi già al potere (dal 1965) e la Nigeria di Olusengu Obasanjo. Nella settimana dal 7 al 12 marzo, il giovane primo Ministro è alla conferenza dei non Allineati a New Delhi (India) in compagnia dei grandi di questo importante Movimento politico molto temuto dalle due potenze mondiali come gli USA e l’URSS.

Iniziano in aprile i primi contrasti piuttosto forti con il regime militare di Jean-B. Ouédraogo che a maggio di quell’anno (1983) procede all’arresto di Thomas Sankara e dei suoi compagni, Lingani, Zongo. Un arresto che dura poco, perché grazie alle proteste popolari e alle pressioni della Francia di François Mittérand (allora presidente della Repubblica) Thomas e i suoi vengono liberati. Era il 30 maggio.

Il 27 giugno 1983 : il presidente Jean-Baptiste Ouédraogo scioglie il Consiglio di Salvezza del Popolo (Csp) istituito il 1° dicembre 1982 subito dopo che aveva preso il potere con l’appoggio di Sankara che da li’ a poco sarebbe diventato il suo primo ministro (il 10 gennaio 1983).

4 agosto 1983: le masse popolari e i soldati di Blaise Compaoré rovesciano il regime di Ouédraogo che ormai era alla rottura completa con il sentimento della rivoluzione popolare. Thomas Sankara prende il comando del Conseil National de la Révolution (CNR).

Venti gorni dopo, il 24 agosto nasce il primo governo del paese.

Occorre aspettare un anno, cioè nel 1984 per notare il cambiamento introdotto dal nuovo Governo capeggiato da Thomas Sankara e dal suo vice Blaise Compaoré. In quell’anno, se mi ricordo bene, ogni giorno alla radio amavamo sentire i discorsi di due leaders politici africani alla radio. I discorsi del giovane capitano comunista e progressista Thomas Sankara della “Haute Volta” e quelli del colonello socialista progressista Matthieu Kérékou del Bénin. Naturalmente il piu’ quotato tra i giovani è Thomas Sankara. Il suo nome campeggiava su magliette e t-shirt orgogliosamente indossate da noi, studenti dei licei Africani di quegli anni.

Il 4 agosto 1984, esattamente un anno dopo il Golpe militare che lo porta al potere, Thomas Sankara cambia il nome del paese. Non si chiamerà piu’ Haute-Volta, Alto Volta, ma Burkina-Faso che in lingua moré e mossi significa il paese degli uomini integri e puri. Da questo momento cominciano le diverse ed incisive riforme di questo paese, piccolo e povero del continente africano. La prima delle riforme è la nazionalizzazione delle terre e delle miniere. Seguono le riforme del sistema dei trasporti pubblici, dei bus a Ouaga e a Bobo Dioulasso. A dicembre del 1984 arriva la attesissima campagna di alfabetizzazione e successivamente la riforma del sistema scolastico. La scolarizzazione diventa obbligatoria e gratuita. Un altro impegno riformatore assunto dal neo presidente Thomas Sankara è quello della parità dei diritti tra i sessi (22 settembre 1985) che diventa un assunto definitivo in questa giornata di ricordo dei “martiri del mercato”.

In ottobre 1986 Thomas Sankara compie il suo primo ed importante viaggio in Unione Sovietica allora URSS dove incontra i dirigenti del partito comunista (pcus) ed elogia la rivoluzione di ottobre 1917 e il marxismo-leninismo. Si interroga molto sulla politica di Gorbacev che tre anni dopo avrebbe compiuto la sua Perestrojka.

Come se sapesse che avrebbe pochi mesi di vita, un anno esatto, il capitano Thomas Sankara accellera sulla strada del cambiamento e delle riforme. Per esempio fà approvare rapidamente il Nuovo codice della famiglia in cui condanna e vieta la poligamia ed introduce l’uso della contracezione contro l’Aids e le gravidanze indesiderate (che considera una delle cause dell’impoverimento della società e una terribile violenza contro le Donne del Burkina). Sottolineo ancora una volta che Sankara adora le donne. Con una legge ad hoc vieta l’infibulazione, l’excisione e tutte le forme di manomazioni che con il pretesto delle tradizioni vengono fatte sul corpo delle “donne”, madri africane e burkinabè.

Elogia in ogni occasione le donne e cerca di incoraggiarle in tutti i modi sostenendo fortemente le loro numerose associazioni e principalmente la Union des Femmes Burkinabè (UFB). Devo anche riconoscere che sono le stesse donne che in ogni momento favoriscono l’ascesa e il successo di questo loro capitano, ritenuto un latin lover.

Il giovane presidente conduce una lotta senza quartiere contro la povertà e tutte le cause generatrici di degrado, di imbarbarimento e di sopruso. Istituisce perfino, credo sia l’unico caso in tutta l’Africa postcoloniale il Ministero dell’Acqua, dichiarando anche in modo ufficiale e senza tentennamenti che l’ACQUA è un bene pubblico oltre che una risorsa primaria. Risorsa delle risorse.

Sul piano dell’Istruzione, Sankara rende pubblico il sistema dell’educazione e la scolarizzazione diventa obbligatoria e gratuita per tutti, e non a parole.

Thomas Sankara ha fatto costuire inoltre centri e presidi sanitari in ogni villaggio del Burkina-Faso Burkina-Faso dotandoli di servizi essenziali, quanto basta per fare fronte alle prime necessità di cura e di primo soccorso.

Sankara riforma corregge anche alcuni meccanismi distori dell’apparato governativo. In primis interviene per abolire alcuni privileggi dei suoi collaboratori e ministri. Da ora in poi tutti devono viaggiare solo in classe economica. Egli fà vendere tutte le auto di lusso in dotazione al governo come le mercedes e decreta l’uso della renault 5 per ogni componente del governo e dello stato. Progetta di costruire una linea ferroviaria tra Ouaga e il confine col Niger per favorire una rapida comunicazione tra le popolazioni dei due paesi

Dopo aver partecipato alla VIII conferenza dei paesi non allineati ad Harrare in Zimbabwe (sempre nel 1986) accanto al “anticolonialista” Robert Mugabe ed altri leaders storici del Movimento e dove ha avuto l’occasione di ribadire l’urgenza di accelerare l’indipendenza dei paesi dell’Africa Australe sottolineando inoltre la necessità di una coesione degli Stati africani contro Peter Botha e le politiche razziste e segregazioniste in Sudafrica. Chiede forti sanzioni contro il Sudafrica.), si reca a Paris il 5 febbraio per la conferenza internazionale sull’ambiente, focalizzata sulla difesa degli alberi e le foreste (contro la deforestazione selvaggia in Africa e in America Latina-foreste amazzoniche). Il capitano Sankara è un ambientalista convinto. Va’ spesso e ben volentieri in bicicletta anche al lavoro in presidenza con la sua inseparabile chitarra sulle spalle. Lo fà quando le situazioni e le occasioni glielo consentono. Di una cosa, noi giovani africani che lo seguivamo col pensiero e attraverso le radioline eravamo convinti: Sankara ama la natura, l’ambiente che lo circonda. Era una persona alquanto semplice, umile e naturale. Naturali erano anche i suoi rapporti con le persone che lo circondavano. Due giorni dopo la sua uccisione, il 17 ottobre ad Atakpamé, presso l’Evêché, il vescovado, mentre noi studenti eravamo riuniti a giocare a carte nel cortile vicino alla cappella, era di pomeriggio,si avvicinava a noi un signore dai modi gentili con in mano una piccola valigia. Dopo averci salutato ci chiese se era possibile incontrare il vescovo Fanoko Philippe Kpodzro, il nostro vescovo. Uno di noi lo informava che il vescovo era in viaggio su Lomé. Il gentile ci dice in un francese garbato e con un senso di desolazione e di sconforto je regrette, mi dispiace. Non si era allontano’. Rimase a conversare con noi raccontandoci cosa era successo a Ouagadougou nei giorni precedenti, i tafferugli, i disordini, le proteste, la fuga dell’intellighenzia e degli artisti ed intellettuali dopo l’uccisione del capitano Sankara. Ci ha raccontato chi era veramente Sankara. Che fortuna. Ero molto giovane ma me lo ricordo. Atakpamé è una città crocevia dove transitano tutti passeggeri del Sud diretti al Nord del Togo e in Burkina-Faso e Mali. Quell’uomo burkinabè ci disse anche, è questo che ci rattristo’ di piu’, che con il buon capitano Thomas Sankara se ne erano volati via i sogni e le speranze di libertà, di pace (africa senza armamenti e conflitti), di pane quotidiano e di acqua (politiche di alimentazione e di equilibrata nutrizione attuata da Sankara) di tutta l’Africa postcoloniale. Ha ragione. E’ proprio cosi’, ce ne rendiamo contro 24 anni dopo la morte del capitano avvenuta il 15 ottobre 1987.

E’ ad ottobre di quello stesso anno che si reca in URSS (vedi pagina prima).

Il 2 dicembre 1986 Sankara invia un messaggio al congresso mondiale delle prostitute.

L’anno 1987 è stato proclamato da Thomas Sankara, l’anno dei “contadini”, année des agriculteurs. Pone la base per una riflessione piu’ attenta sulla questione dell’alimentazione che passa per la rivoluzione verde, amore alla terra, al creato e a quanto produce. Una rivoluzione verde che diventa per Sankara e il suo staff e lo stato burkinabè una lotta contro la fame che in determinati momenti dell’anno colpisce duramente la popolazione che è fondamentalmente rurale. L’economia burkinabè come quella della maggioranza dei paesi africani è fondata sull’agricoltura e l’allevamento.

Il 29 luglio si reca ad Addis-Abeba (Etiopia) per partecipare alla XXV conferenza dell’Organizzazione dell’Unità africana (OUA fondata nel 1963 con l’obiettivo di condurre i paesi africani indipendenti verso la creazione di una realtà del Panafricanismo fondato sul mutuo aiuto e sulla solidarietà nei confronti di tutti i popoli oppressi dal giogo coloniale). E’ ad Addis-Abeba appunto che il presidente “ribelle” pronuncia senza peli sulla lingua quel forte discorso sull’indebitamento e sull’armamento in Africa. E’ un discorso che noi, già al liceo abbiamo ascoltato grazie ai nostri maîtres-à-penser africani e canadesi, in particolare il mio caro directeur, frère Michel Perron che ora è tornato nella sua Quebec dopo 32 anni di missione in terra africana.

Ottobre 1987: e’ stato un mese particolarmente impegnativo per Thomas Sankara. Egli organizza per la prima volta la conferenza panafricana a Ouagadougou. Ne è orgoglioso anche perché tutti i suoi maestri politici che sono i suoi riferimenti come N’krumah, Sekou Touré, Patrice Lumumba sono i cofondatori di questo Movimento e lui stesso ne è sostenitore convinto. Finalmente puo’ accogliere il gruppo di politici, intellettuali, giornalisti, artisti di tutto il continente nella città di Ouagadou. Un evento storico. Il 2 ottobre annuncia alla radio e alla televisione di stato le tasse sull’allevamento.

8 ottobre 1987 : Thomas Sankara accoglie una delegazione cubana a cui fa’ parte il figlio di Che Guevara, Camillo Guevara March per commemorare Ernesto Che Guevara, un altro dei suoi riferimenti politici. E’ proprio in questo giorno, che dichiarandosi a favore di un Assemblea popolarerompe con alcuni dirigenti fidati suoi come Compaoré, Lingani e Zongo ed è a partire da qui che possiamo credere che siano iniziati i suoi guai.

Dall’8 all’11 ottobre, il presidente ormai lasciato solo dal suo staff partecipa al forum sull’apartheid in Sudafrica organizzata da un organizzazione anti segregazionista.

Tutto questo pragmatismo di Sankara è coerente ai suoi proclami come “bisogna avere il coraggio di inventare l’Avvenire”, “noi dobbiamo osare inventare l’avvenire”. Quello che nasce in Burkina-Faso, che è il nuovo nome voluto da Sankara, è un socialismo radicaldedmocratico e pragmatico e dunque non è un socialismo burkinabè come qualcuno molto sbrigativamente lo definisce. Per attuare rapidamente il suo programma politico e di ricostruzione del Burkina.-Faso piuttosto dilaniato da divisioni etnico-culturale, Sankara, presidente ribelle, intanto decentra diversi poteri centrali del paese facendoli passare ad Organizzazioni dei ceittadini di periferia come L’Union des Cultivateurs Burkinabè (UCB) (Unione dei contadini burkinabè) oppure l’Union des Femmes Burkinabè (UFB) (Unione delle donne burkinabè), e ancora Union des Vieux Burkinabè (UVB) che sono diventate piano piano delle Organizzazioni dotate di mezzi e di poteri di decisione nella nuova nazione fortemente voluta da Thomas Sankara.

15 ottobre 1987, Thomas Sankara è stato assassinato insieme ad altri suoi compagni durante il colpo di stato orchestrato dal suo braccio destro (Blaise Compaorü) con l’appoggio della Francia, degli Stati Uniti e da diversi dittatori africani.

Non riesco a capacitarmi dell’assenza di questo uomo sulla scena politica e culturale africana. Ogni volta che lo ricordiamo, vuol dire che è vivo.

Caro Thomas, sono passati 24 anni e il tuo ricordo è vivo in noi. Sei qui e sei anche nella comunità degli Antenati e dei giusti. Io non posso proprio credere ch tu sia andato via, sei partito per la riva del fiume come afferma la cultura africana. Non possiamo parlare di te al passato, come una persona che rimane impressa nella memoria. La tua presenza si fà sempre piu’ viva, mano a mano che l’attualità africana rivela le stesse cose. Oggi tocchiamo con la mano tutte le questioni che hai sottolineato e hai cercato di risolvere. Sei una Memoria dentro la Storia odierna. Sei una profezia. Ti ricordiamo non come un ribelle, un militare, un peul, ma un rivoluzionario. Sei semplicemente Profeta di Libertà, di Giustizia. Tu sei una persona Autentica. Cosi’ ti voglio ricordare- Non addio. Solo Arrivederci Thomas.

05 Dicembre 2013: Ultimo giorno di Nelson Madiba Mandela

La notte del giovedì, 5 dicembre 2013 il vecchio leone combattente sudafricano Nelson Madiba Mandela consegnò il suo respiro agli Antenati e al Sublime.

Se ne andò a 95 anni!

Nacque il 18 luglio 1918. Le sue esequie avvennero il 15 dicembre a Qunu il suo villaggio che lo ha cresciuto dopo la morte di sua madre e dopo il suo trasferimento dal suo villaggio natale.

Tutto il mondo con i suoi rappresentanti da Obama al Papa Benedetto XVI, dai leaders europei, asiatici a quelli africani salutarono commossi l’uomo che ha vissuto per e con l’Umanità tutta intera lottando contro la brutta bestia del razzismo e dell’apartheid. L’Uomo che è stato rinchiuso in carcere dal 1 agosto 1962 fino all’11 febbraio 1990 per le sue idee e per la sua battaglia per una Comunità unita da persone “diverse”, bianche, nere, meticcie, indiane ecc..; L’Uomo del superiamento delle differenze religiose, culturali, ideologiche, antropologiche e geografiche e di colore della pelle o di appartenenze sessuali.

L’Uomo del Premio Nobel per la Pace il 10 dicembre 1993 insieme a Frederik De Klerk; l’Uomo della Commissione Verità e Riconcliazione; l’Uomo primo presidente nero sudafricano dal 1994 al 1999 (che ha lasciato la presidenza prima, perché voleva il ricambio generazionale per le nuove sfide); l’Uomo per la pace e la riconciliazione in Burundi, Rwanda, Congo Democratico…. il VISIONARIO con piedi per terra e col cuore caldo per la sorte dei poveri e degli emarginati. L’Uomo di tutte le periferie simili al sobborgo di Johannesburg di Soweto: Mandela appunto. A due di distanza lo ricordiamo col silenzio che si merita un Umile Grande come lui che si sentiva fratello, maestro illuminato per tutti i sentieri dell’Umanità fatta da poveri e da ricchi, da piccoli e da grandi, da gentili, da laici e da religiosi, da analfabeti e da scribi, ma tutti necessari per la crescita del mondo.

Grazie Mandela per la lezione di umanità che ci ha consegnato e che ci chiedi di tradurre in piccoli atti quotidiani per la pace, la fratellanza, la sorellanza, l’amicizia, la libertà…soprattutto in questi momenti difficili e di crisi di socialità carica purtroppo di violenza e di aggressione.

Corso formativo sulla cultura africana

Dal prossimo 28 gennaio si terrà presso la Cooperativa La Genovesa di Verona un intensivo Corso di formazione sulla Conoscenza dell’Africa Nera. Il percorso  si articola 6 incontri di approfondimento con particolare attenzione alle imprese che intendono relazionarsi in partnership con le associazioni imprenditoriali e artigianali africane della zona ECOWAS (Comunità Economica dell’Africa Occidentale). Per Ulteriori dettagli per la partecipazione che è gratuita, si prega di consultare il sito:www.lagenovesa.org . Progetto ideato e promosso dalla Cooperativa La Genovesa Onlus di Verona dove è già allestita una mostra fotografica sull’Africa. La partecipazione è gratuita.

  1. Africa del mistero e del fascino: ( giovedì 28.01.2016: ore 18-20)

La figura dell’Antenato (mitico e storico); la figura dell’Anziano; la visione della Comunità dei viventi visibili e dei viventi invisibili; il ruolo dell’arte e della musica; il valore e il peso della tradizione orale …. I  fondamentali dell’Antropologia olistico-cosmica della Cultura dell’Africa Nera.

  1. Africa: appunti geografici e storici: (giovedì, 4 febbraio: ore 18-20)

La struttura dell’Africa precoloniale; la nascita e l’evoluzione e il declino dei grandi regni ed imperi; i percorsi degli esploratori e la spartizione del continente (la conferenza di Berlino e la colonizzazione); le conseguenze degli approcci con l’Europa e le altre culture extraafricane… I racconti dell’Africa con le cartine geografiche ……

  1. Il respiro dell’Africa in Europa con la Diaspora intellettuale africana: (giovedì, 18 febbraio: ore 18-20)

Il ruolo degli studenti e studiosi africani e afroamericani in Europa, a Paris (il cuore africano di Parigi); I precursori americani della Négritude, la nascita del movimento culturale della Négritude di Aimé Césaire, Léopold Sédar Senghor, Léon Gontran-Damas ……la Diaspora africana…il cuore africano di Parigi…

4.Le caratteristiche dell’immigrazione africana in Italia dagli anni ’90: (giovedì, 25 febbraio: ore 18-20)

Gli avvenimenti  determinanti (crollo muro di Berlino 1989 e la liberazione di Nelson Mandela 1990); le forme di cooperazione allo sviluppo in Africa Nera; il Multipartitismo e il contributo delle chiese alla seconda primavera africana….

  1. L’inculturazione nel contesto culturale e spirituale africano: (giovedì, 3 marzo: ore 18-20)

Il ruolo della società civile nelle sue varie articolazioni e il contributo dei teologi maestri dell’Inculturazione (Jean-Marc Ela, Engelbert Mveng, John Mbiti e François Kabasele….); le chiese africane si interrogano su giustizia, pace, democrazia, libertà di espressione, nutrizione ….il grido profondo dell’Uomo e della Donna africana ….. e gli Istituti formativi e di ricerca nella terra afrle grida e le domande dell’Uomo africana in Mediterraneo e a Lampedusa…..

  1. Le sfide sociali ed economiche del continente. A quando l’Africa?Risorse,opportunità per imprese innovatrici (giovedì, 10 marzo: ore 18-20).

Sviluppo corresponsabile dell’Africa: Ambiente-Economia-Impresa per lo sviluppo…..gli attori di sviluppo

Possibilità di pianificare un viaggio in loco per valutare progetti imprenditoriali e culturali con le realtà locali ed istituzionali africane).

Il ricordo dei nostri illustri maestri africani

 “…Les morts ne sont pas morts, ils sont dans l’arbre qui frémit et dans le fleuve qui s’écoule; ils sont dans la Demeure. Les morts ne sont jamais partis. Les morts ne sont pas morts..” Birago Diop, les souffles. In questo periodo l’anno scorso l’Africa festeggiava i suoi primi 50 anni d’indipendenza. Nel 1960 appunto ad eccezione della Guinea-Conakry  di Ahmed Sékou Touré (1956) e del Ghana di Kwame N’krumah (1957), un gruppo piuttosto cospicuo dei paesi africani usciva dal gioco coloniale. Divennero ufficialmente indipendenti. Quella dell’indipendenza è una delle pagine africane che merita un maggior approfondimento e una accurata riflessione, “inshallah”, lo faremo in questo nostro sito al momento opportuno.Ci preme considerare invece il fatto che quest’anno 2011 la necessità di ricordare gli anniversari di alcuni personaggi africani illustri:

Primo fra tutti Patrice Emery Lumumba (+17 gennaio 1961). Quest’anno ricorrono i 50 anni della morte avvenuta in circostanze misteriose a Katanga il 17 gennaio 1961. P. Lumumba è il primo leader indipendentista ucciso in Africa

E’ il piu’ importante dei Padri piu’ dell’Indipendenza del Congo Belga chiamato Congo Léopoldville (di cui divenne il Primo Ministro) e del Panafricanismo  che considera un vero e autentico movimento di liberazione anticoloniale.  Egli fu il fondatore del Moviment National Congolais (Mnc) il 10 ottobre 1958 che ebbe l’occasione di mettere in contatto per la prima volta con il nazionalismo panafricano durante la grande conferenza di Accra (Ghana) del 8-13 dicembre 1958.

Tempo fa ebbi a pubblicare su questo sito la sua ultima lettera-testamento alla sua compagna Pauline prima di essere assassinato.

In secondo luogo il maliano Hamadou Hampaté Ba (+1991), scrittore, etnologo, narratore e  maestro per eccellenza della Parola “Maitre-griot”, deceduto ad Abidjan in Costa d’Avorio. Grazie ad Hamadou che è stato il primo tra il padre della Letteratura africana, ll mondo letterario e culturale e di ricerca ha potuto accedere a molti materiali della tradizione orale africana. Egli li ha trascritti con dedizione e pazienza. Basta consultare alcuni dei libri come il bambino fulbe e il saggio di Badiangara scritti da questo singolare personaggio, maestro della saggezza africana per rendersi conto di quello che stiamo andando dicendo. Sono 20 anni che è passato sull’altra sponda del fiume.

Infine, Léopold Sédar Senghor (+20 dicembre 2001) deceduto a Paris il 20 dicembre 2001 all’eta’ di 95 anni. La sua salma fu portata a Dakar in Senegal dove furono fatte le esequie  il 29 dicembre 2001 in presenza di molti capi di Stato e Governo, di scrittori, artisti, musicisti e gente comune di tutto il mondo. L.S.Senghor è uno degli uomini piu’ illustri dell’Africa.

Scrittore aapassionato, co-fondatore insieme a Aimé Césaire (Martinica), Léon-Gontran Damas (Antille) della Présence Africaine prima e della Négritude dopo a Paris negli anni ’30. Un estenuante difensore dei valori dell’africanità e della diversità culturale e del senso dell’univerale nel particolare. Padre dell’indipendenza del Senegal (1960) di cui divenne il Primo Presidente fino al 1983, anno della sua nomina all’Accadémie Française e quindi del suo “addio all’Africa” e alla politica attiva del continente che ha cantato con la scrittura poetica e saggistica nei suoi numerosi scritti. Il ritorno di Senghor in Europa per continuare il suo impegno letterario ha privato l’Africa di uno dei suoi uomini migliori sia al livello politico che culturale. Il continente ne soffriva la mancanza. Quest’anno sono 10 anni della morte e lo vogliamo ricordare insieme agli altri, Lumumba e Hampâté per farli rivivere, come per dire “la mémoire est vie, l’oubli est le silence-absencela mort”, la memoria è vita, l’oblio è silenzio-assenza, morte. Sono 10 anni che te ne sei andato sull’altra sponda del fiume in compagnia dei nostri venerabili Antenati.

La madre-Terra vi sia leggera e tenera! Aurevoir et non adieu!

Noi pensiamo entro quest’anno di orgnizzare un concerto musica in memoria di questi illustri. Il vostro contributo è gradito. Se intende aiutarci, scriveteci.

Grazie.

Jean-Pierre Sourou Piessou

Ma cherie Paris

Une semaine après. Une semaine après la tragédie perpétrée par les assassins terroristes islamistes qui a cherché d’enterrer ton désir de vie ouverte, gaie et joyeuse et franche comme une jeune fille, une soeur, une épouse et une mère du Monde tout entier, je t’écris ces deux mots pou.r venir au secours aux blessures que les assassins ont marqué sur ton corps et ton coeur sanglant Je t’écris  simplement pour t’affirmer notre sublime et eternel principe de lien et di vie ensemble: JE T’AIME.

Je t’aime Paris pour tout ce que tu représentes pour nous, pour moi en particulier, noir et africain. Je t’aime Paris et en t’aimant avec ce désir de tendresse et d’affection, j’aime toutes tes filles et fils qui sont tes habitants. Morts ou vivants je les aime avec douceur et  chaleur qui émane de mon coeur tropical. Une semaine après le douloureux départ des jeunes de Bataclan, de Saint-Dénis, de la Petite Camboge, de la Rue Voltaire, de les Halles, mon coeur ne fait que battre pour toi Paris et pour toute la France, notre Terre commune. La France comme une mère qui nous a offert le don de la langue, du langage en toutes ces expressions verbales et gestuelles. La France qui nous a couvert de tendresse, de chaleur en différents moments de la vie aussi bien en Europe qu’en Afrique Noire.

Et toi, Paris comment vis-tu ces temps-ci aussi douloureux, aussi envénimeux de mains assassines de tes enfants d’Outre-mer nés et crus en France, puis ensuite armés pardes  bandits fanatiques et psychopathiques de daesh et d’un certain monde musulman?

Comment pleures-tu tes morts, tes filles et fils qui ont cherché refuge en toi en venant s’habriter dans tes angles de vie, bistrots, théatre, restaurants, Universités etc….?

Paris, Ville-mère, Ville-lumière, Ville de tous les temps et de tous les peuples de la Terre, reçois mes mots d’attention et de  reconnaissance et tranforme-les en énergie de Vie et de Paix qui caractérise toujours ton humus d’acceuil et d’intégration  culturelle. Ne te décourage guère, chère Paris. Tu n’es pas seule. Depuis l’assassinat de tes fils et filles chèrs de Charlie Hebdo et  de Kosher le 7 et le 9 janvier dernier, le Monde entier a compris le sens vrai de ton existance comme ville et comme terre  d’acceuil des citoyens du monde. Chère Paris, ta culture est faite d’acceuil, d’étude, de voyage et de recherche. Déjà nos frères et soeurs africains d’antan qui ont eu la chance de t’avoir connue come Senghor, Aimé Césaire, Léon Gontran-Damas, Alioune Diop, Jacques Rabémananjara, Bernard Dadié nous parlaient de toute cette énergie quand ils nous raccontaient leur avventure à Paris. Ta vocation Paris est le cosmopolitisme et l’ouverture d’esprit que j’ai tout le temps expérimenté quand je visite Paris et mes amis Oratoriens de Saint-Eustache au Chatelet Les Halles. Le vendredi 13 novembre a été pour toi et pour nous tous qui aimons la vie, la joie, la semplicité et l’ouverture d’esprit une date néfaste et extremement obscurantiste à marquer. Mais cela ne doit absolument pas arreter la force illuministe et sentimentale qui font de toi, Paris, une Ville-Lumière, laique et spirituelle dans le sens plus vaste du terme. Car Paris, tu es laique et en meme temps sprituelle d’autant plus que tu sais te poser en écoute des sons, des vois et des gestes de tous la parents humains du Monde. Tu sais écouter, tu sais valoriser et tu sais accompagner avec humilité les pas des personnes songeuses du beau, du bien et du bon come notre jeune compatriote Valeria Solesin de la Sorbonne que les maudites mains assassines des islamistes ont brusquement effacée de la face de la Terre. Que ces assassins soient maudits à jamais et pour toujours.

Encore une fois je te dis merci Paris, pour ta bonté et ta douceur vers les cultures du monde que tu accueilles et tu nourris  depuis des siècles et qui constituent aussi ta vraie force vitale et sentimentale. Chère Paris, notre fille belle et notre amie de  coeur, je saisis l’occasion de cette missive pour te poser et nous poser cette douloureuse questione: Si tes fils illustres tels que Voltaire, Montesquieu, Emile Zola, Géorges Sand, Edith Piaf, René Caillé,  Charles Beaudelaire, Jacques Prévert, Verlaine, Victor Hugo….Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Lévi-Strauss, Jacques Brel….L. Senghor, Emanuel Mounier….François et Danielle Mittérand étaient vivants, quelle aurait été leur réaction contre les assassins islamistes (à traduire nécessairement en justice pour leur condamnation) et leurs mots de confort aux familles et aux personnes déplorées et en chagrin pour les douleurs? Je crois que la réponse à cette demande nous donne la force de continuer à vivre, à rever et à s’engager encore plus fort pour un monde Beau et Joyeux que la mémoire des morts et de blessés de janvier e de novembre 2015 nous encourage à batir. Chère je te prie de recevoir mes chaleureuses accolades et de les transmettre à toute la France, à ses habitants, aux Institutions de l’Etat et en particulier à toutes les communautés et familles éplorées. Je te rassure mon amitié et fraternité. Personne ne pourra jamais interrompre notre sentier commun.

Bon réveil et Bonjour Paris, Ville des Peuples, des Cultures, des Nations! Ville-Lumière!!

Ton ami et fils italo togolais Jean-Pierre Sourou Piessou